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IL TIFO SPORTIVO
IL TIFO SPORTIVO
News pubblicata il 31-03-2015

Il tifo sportivo

Il tifo sportivo è un indicatore esistenziale importantissimo. Infatti non è direttamente correlato con la pratica sportiva e con l’amore per lo sport, ma piuttosto è una complessa interazione fra la psicologia del singolo e alcuni aspetti della società. Cosa si intende per tifo. Come indica la parola, si tratta di un comportamento abnorme, diverso dal semplice  parteggiare per questo o per quello. Dall’etimologia greca della parola, tifo richiama una “febbre”, un sostegno entusiastico per una squadra o un personaggio. Non a caso tutto ciò che si dice sul tifo sportivo vale anche per il tifo extrasportivo, per esempio l’adorazione di un adolescente per il suo cantante preferito. Esiste però una notevole differenza perché il tifo sportivo è legato all’agonismo dello sport considerato e quindi anche a situazioni spiacevoli e negative ,per esempio la sconfitta. Cosa c’è di poco “normale” nel tifo sportivo, cosa lo distingue dal semplice parteggiare tipico del vero sportivo, dello “spettatore”?

Il tifo sportivo è la situazione in cui l’umore del soggetto dipende dal risultato agonistico.A differenza del tifoso, l’umore dello spettatore non dipende dal risultato, è libero di guardarsi ,gustarsi,l’evento sportivo. Molti tifosi addirittura condannano questo atteggiamento distaccato senza capire che la loro condanna in realtà li accusa di un comportamento non equilibrato.

A differenza del tifoso, lo spettatore non ha ferite aperte che sanguinano sempre, ogniqualvolta ricorda la partita persa negli ultimi scambi, il campionato perso all’ultima partita o il titolo sfumato all’ultimo punto. A differenza del tifoso, tiene separata la sua vita da quella della squadra e non identifica mai, in nessun istante, il suo umore con la prestazione sportiva. A differenza del tifoso, non considera un segno distintivo soffrire quando la squadra perde perché lui ha anche altro nella vita.Il tifo sportivo è un indicatore esistenziale di sopravvivenza. Il soggetto ,che magari ha una vita comunque soddisfacente, ma non eccelsa, non ha oggetti d’amore che riempiono completamente  la sua vita e per provare emozioni positive si rivolge ad altro.

Il tifo non è un’espressione di un oggetto d’amore perché gli oggetti d’amore non portano con sé emozioni negative. Il tifo è molto più vicino all’amore romantico in cui è “naturale” soffrire per amore: il tifoso, infatti, giudica normale “soffrire” per la propria squadra.Il tifoso arriva a mentire a sé stesso e si convince di aver partecipato a qualcosa di grande, di aver vissuto un grande dramma o un grande sogno ecc. Può disperarsi e pateticamente prendersi la testa fra le mani al fischio finale oppure gioire e strombazzare per tutta la notte per una “grande” vittoria. Esce per un momento dalla sua mediocrità e/o dalle sue insoddisfazioni esistenziali.Il tifo non è che un modo di vivere di luce riflessa, il tifoso sembra incapace di vivere di luce propria. Il tifoso si difende sottolineando le emozioni positive, il grado di socializzazione con gli altri tifosi ecc. Tutto vero, ma non potrà mai nascondere le negatività. Non fa certo male provare emozioni, ma chi vuole vivere al massimo sceglie oggetti d’amore che minimizzano le emozioni negative, proprio come chi si sceglie un partner, se è intelligente, se lo sceglie in modo da avere meno problemi.

Il test

 Sono davanti al televisore quando Fantozzi, la nuova star italiana della maratona, entra nello stadio. Esulto con lui, ma a cento metri dal traguardo Fantozzi stramazza al suolo, strisciando faticosamente verso l’arrivo. Purtroppo è superato da tanti concorrenti e scende dal podio. Peccato. Spengo la tv, mi metto la maglietta e vado a correre, felice di assaporare una giornata di sole. Sono equilibrato perché vivo la mia vita.

Stessa scena, ma Fantozzi non crolla e vince a braccia alzate. Prendo la bandiera dell’Italia e mi lancio in macchina verso il centro della città, suonando il clacson fino a esaurirlo e sventolando l’italico vessillo al di fuori del finestrino completamente aperto. A un ingorgo un’anziana signora mi chiede cosa sia successo; con gli occhi gonfi di lacrime, grido: “Ho vinto la maratona di Londra, ho vinto!”. Persona equilibrata? Lascio a voi l’aggettivo.