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La concentrazione nelle attività motorie
La concentrazione nelle attività motorie
News pubblicata il 18-12-2014
La concentrazione nelle attività motorie
Essere concentrati significa focalizzare la propria attenzione sull’obiettivo che si vuole raggiungere in quel momento, senza distrazioni, senza pensieri estranei. La capacità di concentrarsi è dunque la capacità di dirigere la propria attenzione sugli elementi determinanti per la prestazione e cioè: obiettivo e mezzi per ottenerlo. Nel campo sportivo i mezzi sono i programmi di movimento (tecniche) che l’atleta già possiede e che attiva al momento opportuno quando percepisce i segnali scatenanti, cioè quelle “informazioni precise e particolari” che il sistema sensorio dell’atleta individua come condizioni di “via!” o di controllo. Essere concentrati significa essere attenti ma anche e soprattutto sapere a che cosa essere sensibili cioè a che cosa prestare attenzione. Sapere a che cosa prestare attenzione (cioè su cosa concentrarsi) per la buona riuscita dell’azione motoria significa anche allenare la propria sensibilità cioè la capacità di discriminare finemente le variazioni.La capacità di dirigere l’attenzione è anche una questione di volontà e questa è direttamente proporzionale alla motivazione e quindi a quel desiderio interiore che mobilizza energie psichiche e nervose. Infatti senza motivazione, o desiderio profondo di riuscire in una certa cosa, è difficile essere concentrati. Quando non abbiamo voglia di fare una cosa è difficile poniamo una attenzione elevata su di essa. La strategia vincente è crearsi delle motivazioni, degli interessi, spiegando a noi stessi perché è importante portare a termine quel compito, affinché si mobilizzino delle energie psiconervose che permettono di applicarci. Questo significa ragionare in termini di vantaggi: “Qual è il vantaggio che ne potrei ricavare nel fare questa cosa?” – è la domanda fondamentale da porsi per automotivarsi .A volte dei pensieri estranei non permettono di concentraci pur avendo interesse di riuscire in un certo compito. In realtà la parte inconscia della nostra mente ritiene più interessante occuparsi di quei pensieri estranei e quindi si crea un conflitto di interessi tra parte conscia e parte inconscia di noi stessi. Occorre prendere coscienza dei pensieri estranei e già questo ne fa perdere buona parte del loro “potere distraente”; poi occorre capire quali bisogni tenta di soddisfare l’inconscio con tali pensieri con una autoanalisi profonda che presuppone una certa conoscenza di se stessi . Il più delle volte scoprire ciò che ci turba ne scarica notevolmente il potere distraente e anche se il problema non può essere risolto al momento si può far capire alla mente che se ne può occupare in un secondo tempo. La concentrazione è favorita anche dall’assenza di stimolazioni non necessarie alla prestazione (distrazioni) quantunque sia molto allenabile anche la capacità di escludere dal proprio sistema percettivo stimolazioni non pertinenti. È certamente più difficile concentrarsi in un ambiente rumoroso o con interferenze di altri piuttosto che in un ambiente isolato. Questo significa nello studio non avere distrazioni a portata di mano/vista/orecchio come radio o TV accesi, oggetti di gioco nelle vicinanze ecc.  Ma la capacità di concentrarsi è altamente allenabile anche in ambienti distraenti; con la giusta gradualità (proprio come nell’esercizio fisico) partendo da situazioni di isolamento e passando man mano a situazioni con interferenze si può giungere a concentrarsi anche in mezzo al caos più totale.La mente non fa differenza tra una esperienza realmente vissuta e una immaginata molto vividamente". Tant’è vero che nel sogno viviamo l’esperienza come reale pur non avendo alcuna stimolazione sensoriale, cioè non vediamo realmente e non sentiamo con gli altri sensi alcunché eppure crediamo di vivere realmente quell’esperienza.